Ernia del disco: diagnosi e cure

 

Con il termine ernie del disco si intendono una serie di patologie compressive del midollo spinale.

Il materiale compressivo è dato dalla fuoriuscita di una parte del disco intervertebrale chiamato nucleo polposo.

Il disco intervertebrale è una struttura fibro-cartilaginea che si interpone tra i corpi vertebrali e serve da “ammortizzatore” tra le vertebre.

Quando, a causa di un trauma o il più delle volte per una degenerazione del disco, Il materiale lascia la sua sede, invade quella del canale vertebrale, un lungo tunnel nelle vertebre, occupato dal midollo spinale, causando dolore acuto e improvvisa o lenta incapacità a camminare.

La compressione, in base alla sua entità in volume e alla velocità di fuoriuscita, può provocare dei danni che si traducono con:

  • Dolore
  • Riluttanza al movimento con atteggiamento cifotico (che può esser confuso con dolore addominale)
  • Zoppia
  • Trascinamento degli arti
  • Paralisi
  • Nei casi più gravi, nel caso di ernie a livello delle vertebre cervicali, morte.

 

Cosa fare se si sospetta un problema di ernia del disco?

La prima cosa da fare è sicuramente correre dal veterinario, il tempo gioca un ruolo fondamentale nella prognosi. La compressione del midollo crea, nel tempo, un danno permanente e irreparabile delle cellule nervose. Questo significa che se l’ernia è a livello toraco-lombare si potrebbe avere la perdita dell’uso delle zampe posteriori, se l’ernia è a livello cervicale potrebbe esitare nella morte.

 

Come si arriva alla diagnosi?

Il primo step è la visita neurologica che localizzerà la sede della patologia e ci permetterà di scegliere il miglior mezzo diagnostico per localizzare con precisione lo spazio sede della compressione. La scelta verterà dunque tra Tac e Risonanza Magnetica.

 

Quali sono le terapie efficaci?

Non c’è un farmaco miracoloso e la terapia dipende molto da quanto materiale impegna il canale midollare e di conseguenza comprime il midollo. La compressione del midollo crea danni irreparabili alle cellule nervose che possono portare alla paralisi completa. Se il materiale è abbondante la soluzione è necessariamente la chirurgia per rimuovere l’ernia.

 

Qual è la prognosi?

Il risultato della chirurgia è dato da innumerevoli fattori quali le condizioni cliniche, il danno causato, la mano del chirurgo. Se il paziente entra in chirurgia in tempi brevi dall’insorgere della sintomatologia e le condizioni cliniche sono buone, i risultati sono ottimali.

 

 

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    Prendersi cura di un cane con displasia dell’anca

     

    Ci sono alcune cose che si possono fare per aiutare il cane displasico:

    • Se sospettate che il vostro cane abbia la displasia dell’anca, rivolgetevi immediatamente al veterinario per ridurre al minimo le alterazioni degenerative delle articolazioni, dal momento che il problema tende a peggiorare con il tempo.
    • Tenete sotto controllo il peso del cane ed evitate l’obesità; se il cane è troppo grasso chiedete consiglio al veterinario per un piano di riduzione del peso.
    • Evitate gli esercizi faticosi, ma fornire regolarmente un moderato esercizio fisico.

     

    Perché alcuni cani hanno dolore già da cuccioli, mentre altri non manifestano dolore fino in tarda età?

    I cani possono presentare diversi gradi di displasia ed è il peso del cane che fa la differenza (un cane più leggero può tollerare più a lungo una malformazione dell’anca). La massa muscolare che sostiene il peso del corpo, infatti, è maggiore in un cane giovane e contribuisce a ridurre lo stress sulle ossa. Tuttavia, alcuni cani hanno segni radiografici molto gravi e senza praticamente alcun sintomo, mentre altri mostrano lievissimi cambiamenti radiografici e manifestano grossi segni di disagio. Non si conosce il motivo per cui non esiste una correlazione tra le radiografie e il dolore effettivamente manifestato alla visita clinica.

     

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      Quali sono le patologie più frequenti nei gatti?

       

      Il gatto è un animale davvero magnifico, ma spesso anche molto delicato.

      Nel momento in cui ci si inizi a prendere cura di un gattino sarà necessario conoscere quali possono essere le patologie più frequenti nei gatti sin dalla tenera età.

      Ecco, quindi, tutte le indicazioni grazie alle quali comprendere tali malattie, e anche riconoscerle con maggiore facilità.

       

      Le patologie dei gatti e dei gattini, la classificazione generale

      A livello generale, le patologie dei gatti possono essere classificate così come indicato di seguito:

       

      Malattie da parassiti

      Un consiglio che si dà a tutti coloro che inizino a prendersi cura di un gattino è quello di portarlo il prima possibile dal veterinario per controllare la presenza di parassiti intestinali.

      Nel caso in cui questi siano presenti, come accade per gli ascaridi, la tenia, i coccidi e molti altri, sarà necessario svolgere la sverminazione dedicata a seconda del tipo di parassiti isolati..

      Lo stesso accade per le malattie esterne, relative al pelo o all’orecchie, per le quali si procederà ad applicare dei prodotti topici.

       

      Malattie respiratorie

      Un gattino può trovarsi anche a dover combattere con malattie respiratorie, malattie virali che possono essere trasmesse dalla madre durante il parto che possiamo accostare al classico raffreddore ma con sintomatologie e possibili epiloghi molto più gravi che vanno alla perdita degli occhi alla cronicizzazione della sintomatologia respiratoria sino ad arrivare anche alla morte. Indispensabile intervenire in tempo e con diagnosi accurata e di certezza.

       

      Malattie gastrointestinali

      Soprattutto i gatti più piccoli possono avere episodi gastrointestinali molto gravi, con diarrea e vomito, i cuccioli con poche scariche possono disidratarsi ed essere molto pericoloso.

      Questa può essere provocata dall’introduzione di nuovi alimenti, ma anche da infezioni e parassiti come da malattie virali o batteriche.

      Nel caso in cui il gatto dovesse avere frequenti e violenti episodi di diarrea sarebbe bene portarlo immediatamente dal veterinario.

       

      Malattie oculari

      Infine, i gatti, sia piccoli sia grandi, possono soffrire anche di malattie oculari, come la classica congiuntivite batterica o virale.

      In questo caso il gatto presenterà da poche secrezioni congiuntivali a croste diffuse a coprire tutti gli occhi sino alla perforazione del globo oculare.

      La congiuntivite dovrà essere diagnosticata e curata in tempo per evitare il pericolo di cecità e di complicanze.

       

      Le patologie del gatto, quelle più frequenti

      A questo punto possiamo fare una classifica delle patologie pià frequenti del gatto:

       

      La congiuntivite

      La congiuntivite è una malattia abbastanza frequente soprattutto nei gattini, e in modo particolare in coloro che vivano con altri animali e cuccioli.

      Per i gatti più piccoli c’è la difficoltà di comprendere se gli occhi sono chiusi perché ancora troppo piccolo e se c’è un’infezione, di solito le infezioni si accompagnano a secrezioni crostose e ad aumento di volume degli occhi.

      In questi casi, ci si dovrà far consigliare dal proprio veterinario, che potrà prescrivere l’uso di pomate o di colliri, oltre all’uso di soluzioni detergenti che aiutino il gattino a stare meglio.

      Nel caso di gatti più grandi si prevedrà sempre una cura specifica a seconda del tipo di infezione.

       

      Malattie dell’apparato digerente

      In generale, le infezioni dell’apparato digerente del gatto si manifestano con segni abbastanza tipici, vomito e diarrea.

      L’animale inizierà a mangiare poco, perderà peso, sarà debole e potrebbe avere vomito e diarrea.

       

      Diarrea

      La diarrea potrebbe essere la spia di diversi tipi di problemi, ma spesso è determinata dall’introduzione di cibi che non sono adatti al gatto o al gattino.

      Nel caso in cui la diarrea dovesse perdurare sarà necessario sicuramente portare il gatto dal veterinario in modo da controllare che non ci siano infezioni.

      In tutti questi casi ci si dovrà rivolgere sempre al proprio veterinario che saprà diagnosticare il disturbo e prescrivere i rimedi più adatti.

       

      Infezioni dell’apparato respiratorio

      Le infezioni dell’apparato respiratorio possono essere molto simili a quelle dell’essere umano.

      Anche per i gatti, infatti, esistono virus e batteri in grado di provocare raffreddori e influenze. Bisognerà riconoscere in tempo questi problemi, soprattutto nei gatti più piccoli, per prevenire le conseguenze più gravi.

       

      Infezioni urinarie

      Le infezioni urinarie si possono presentare con difficoltà ad urinare e con l’aumento della frequenza dell’urinazione. Questi atteggiamenti sono accompagnati da lamenti del gatto durante l’uso della lettiera.

      In questi casi bisognerà portare il gatto dal veterinario perchè il rischio è quello del coma uremico o della rottura della vescica.

       

      FIV

      Questa malattia, che viene definita anche come AIDS felina, è di origine virale e può essere trasmessa attraverso i morsi e i graffi di altri animali infetti, oppure durante l’accoppiamento.

      Purtroppo questa malattia impedisce all’organismo di sviluppare corrette difese immunitarie, ma è anche vero che per diagnosticare il problema sarà sufficiente un rapido test.

      Purtroppo per la FIV non esiste un vaccino, ma si può rendere più semplice la vita del gatto con cure costanti.

       

      Leucemia felina

      Questa malattia, seppure invalidante, può essere prevenuta con un apposito vaccino.

      La trasmissione, infatti, può avvenire nel momento in cui il gatto entra in contatto con la saliva e le secrezioni nasali di altri esemplari infetti, quindi basta bere o mangiare dalla stessa ciotola per consentire la trasmissione della malattia.

       

      Acari dell’orecchio

      Gli acari dell’orecchio possono colpire sia i gattini più piccoli sia gli adulti, i sintomi sono dati dal fastidio alle orecchie e quindi il prurito con conseguente grattamento costante e scuotimento della testa.

      Per diagnosticare è sufficiente una visita con ispezione delle orecchie e, Per fortuna, per eliminare gli acari dell’orecchio sono sufficienti semplici applicazioni di farmaci e, nella maggior parte dei casi, alla prima applicazione la situazione si risolverà senza problemi.

       

      Pulci

      Infine, anche i gatti domestici che non siano mai usciti possono essere infestarsi di pulci.

      Questi parassiti possono succhiare continuamente il sangue e, negli esemplari più piccoli, possono portare il gatto ad anemia.

      Inoltre, la pulce può portare altre malattie come la Bartonella e il Mycoplasma che possono indebolire moltissimo il gatto sino alla morte.

      Per eliminare le pulci bisognerà agire su diversi fronti, partendo dall’uso dell’antiparassitario sul gatto. A volte servirà un po’ di tempo per trovare quello più adatto al proprio animale, ma una volta riconosciuto questo sarà efficace contro i parassiti. Le pulci inoltre, con il morso, possono trasmettere parassiti che colonizzano l’intestino. Quindi sarà necessario un esame delle feci per esclude l’infestazione.

      Oltre all’applicazione del medicinale sul gatto, sarà necessario anche agire sull’ambiente domestico, effettuando una pulizia approfondita della casa e, se necessario, usando (in assenza del gatto e dei padroni) soluzioni antiparassitarie a diffusione ambientale.

       

       

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        Articolazioni dei cani: tutti i possibili disturbi

         

        Quello delle patologie articolari è un capitolo vastissimo, al quale è difficilissimo cercare di dar una classificazione e una distinzione con unica connotazione.

        In quest’articolo cercheremo di trattare le patologi più frequenti, quelle che rappresentato lo spauracchio per i proprietari dei cani.

         

        Displasia

        Tutti i proprietari di cani conoscono la displasia, almeno come malattia articolare, ma pochi ne conoscono le forme. Moltissimi sono spaventati solo dal termine, altri pensano che alcune razze hanno la displasia per default, altri ancora credono che la displasia sia una patologia che può interessare unicamente l’articolazione dell’anca.

        Vediamo di fare chiarezza.

         

        La displasia è una patologia articolare che ha inizio in giovane età, le cause sono multifattoriali e può interessare tutte le razze ma è significativamente più presente in razze grandi e giganti. Il termine displasia significa cambio di posizione o meglio alterata posizione e se immaginiamo 2 capi articolari, al pari di un cuscinetto meccanico, possiamo immaginare che le conseguenze saranno:

        • un cattivo funzionamento
        • un consumo alterato delle 2 superfici che vengono a contatto.

        Questa patologia interessa tanto le anche quanto i gomiti ma anche altre articolazioni.

        Abbiamo detto che la causa è multifattoriale e annoveriamo tra queste:

        • genetica
        • traumi
        • peso
        • stato metabolico.

         

        Sintomi della displasia

        I sintomi sono dati dal dolore scaturito dall’infiammazione, dalla mancanza di congruenza articolare e dunque dalle modificazioni strutturali dei capi articolari che porterà a zoppia da lieve a marcata.

        Diagnosi della displasia

        Il dolore non è per forza correlato al grado di displasia, molte volte la diagnosi di displasia è un reperto occasionale, quindi in assenza di dolore, ossia viene scoperta a seguito di indagini per altri problemi.

        Il più delle volte ci viene chiesto il grado di displasia definendolo con una lettera (A, B, C, D), questo tipo di classificazione è solo accademica e trova giustificazione nella lettura ufficiale da riportare su pedigree. Noi crediamo sia più giusto definirla con termini più comprensibili al cliente e dunque parlare di displasia di grado moderato o grave.

         

        Quando è giusto indagare un paziente?

        La medicina sta evolvendo sempre più in chiave preventiva che curativa e noi ne facciamo un mantra, dunque il momento migliore per la diagnosi è tra i 4 e i 4mesi e mezzo. E’ necessario eseguire uno studio radiografico in sedazione. Questo ci da la possibilità di avere un quadro chiaro dell’evoluzione articolare e intervenire tempestivamente. Un tempo si consigliava di eseguire la radiografia a 6 mesi ma si è visto che troppo tardi ai fini preventivi.

         

        Quali razze bisognerebbe controllare?

        In realtà tutte le razze, compresi i meticci possono essere affetti anche se esistono delle razze più predisposte come: pastore tedesco, cane corso, mastini, boxer, labrador, Golden r, bovaro, setter, pastore maremmano, terranova, rottweiler.

        E i piccoli cani?

         

        Lussazione della rotula

        Le piccole razze e i piccoli cani ci introducono ad un altra patologia articolare: la lussazione della rotula.

        Capitolo molto affascinante delle patologie articolari tanto quanto complesso.

        Negli ultimi anni si sono studiate molto le cause e le soluzioni ad un problema che affligge una percentuale altissima delle piccole razze come: Pincher, chihuahua, barboncini, maltesi, jack russel, ma anche le razze di media e grande taglia non ne sono esenti.

        La lussazione può interessare sia il comparto mediale che quello laterale e possiamo definire 4 gradi:

        • 1° lussazione possibile dalla manualità dell’operatore ma rientra non appena si interrompe la pressione
        • 2°lussazione possibile in maniera spontanea in deambulazione ma recupera la posizione in maniera autonoma con l’estensione dell’arto
        • 3°la lussazione puo essere ridotta solo dalla manualità dell’operatore ma la tendenza è quella della persistenza a lussare
        • 4° impossibilità di ridurre la lussazione.

        I segni clinici sono dati dalla zoppia intermittente, il cane sembra quasi che saltelli su un arto, sporadicamente, sino alla deformazione degli arti con camminata ad arti perennemente flessi.

        Anche qui la diagnosi viene data da uno studio radiografico con l’intento di studiare la deformazione di femore e tibia. Un tempo la risoluzione, chirurgica, prevedeva sempre la forzatura della rotula a restare la in sede. Questo portava ad una percentuale di insuccessi molto alta e non risolvevano la possibilità della rottura del legamento crociato craniale.

        Ora la risoluzione è data dall’allineamento degli arti con risoluzione totale del problema.

         

        Rottura del legamento crociato craniale

        E’ l’infortunio più frequente nel cane, al pari dei giocatori di calcio.

        La causa è data dalla torsione del ginocchio che stira e mette sotto pressione esagerata i legamenti e porta a rottura. Il momento della rottura è dato da una derapata, un cambio repentino di direzione magari per inseguire un pallone o un gatto. Sicuramente un pavimento scivoloso può essere una concausa.

        Nessun cane ne è esente anche se i cani di grossa mole sono piu predisposti.

        Al momento della rottura il dolore è pungente ma momentaneo, porta alla zoppia assoluta per qualche giorno ma nel giro di una settimana circa il cane torna ad appoggiare anche se in punta. Quando il cane prova a sedersi tenderà a distendere di lato l’arto coinvolto, è un test che avvalora il sospetto del coinvolgimento del legamento crociato craniale, sit test positivo.

         

        Diagnosi per la rottura del legamento crociato craniale

        La diagnosi per questa patologia è di natura clinica e sono 2 i test da eseguire:

        • Il test di compressione tibiale o tibial trust
        • Il test del cassetto.

         

        Lo studio radiografico serve solo a vedere i segni indiretti della rottura del legamento e a fornire dati utili per planning preoperatorio.

        La terapia è solo chirurgica ed esistono 3 tipi di interventi:

        • La ricostruzione con filo sintetico
        • La TPLO
        • La TTA

        La ricostruzione con filo sintetico trovava spazio sino a 20/30 anni fa ma le complicanze, date dalla rottura del filo, spingevano a riportare i pazienti nuovamente in chirurgia. Questo ha spinto gli studiosi a cercare altre soluzioni.

        La TPLO è a nostro avviso la tecnica migliore, consiste nel modificare l’asse meccanico della tibia e quindi di neutralizzare la spinta della tibia cranialmente e dunque lo scivolamento del femore nel comparto caudale.

        E’ una tecnica definitiva con pochissime complicanze, e rende impossibile la distinzione dell’arto operato rispetto a quello sano a guarigione avvenuta.

        La TTA è una buona tecnica, più semplice rispetto alla TPLO ma con delle limitazioni, non può essere eseguita in tutti i casi, inoltre le complicanze sono maggiori rispetto alla TPLO. Anche questa tecnica prevede un’osteotomia e la variazione dell’equilibrio biomeccanico del ginocchio con l’applicazione di un Cage e una placca speciale.

        Quale tecnica scegliere? Non esiste una tecnica migliore in assoluto ma solo un buon chirurgo con una buona affinità con le tecniche sopra descritte che è in grado di cucile su misura al paziente.

        Le patologie trattate sono quelle più frequenti ma altre meritano quanto meno la menzione, tra queste abbiamo:

        • Poliartriti immunomediate (es leishmania)
        • Artriti settiche (da infezioni, da tartaro dentale)
        • Neoplasie

         

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          Come proteggere i propri cuccioli dalle malattie?

          Come diceva una vecchia reclame: “E’ meglio prevenire che curare!”

          La medicina oramai è improntata alla prevenzione più che alla cura, e il perché è intuibile.

          Noi abbiamo sposato questa filosofia convinti che la prevenzione è l’arma migliore e più responsabile.

          Tutto inizia da:

          1. Esame delle feci: L’esame coprologico congiuntamente alla prima visita è per noi un dato indispensabile prima di dover affrontare l’iter vaccinale. Un piccolo paziente affetto da parassiti intestinali potrebbe non sviluppare immunità a seguito del vaccino e quindi è necessario eseguirlo per iniziare col piede giusto. Molti clienti ci chiedono se non fosse utile solo sverminare senza eseguire l’esame delle feci ma riteniamo che è estremamnte sbagliato, vediamo perchè. I vermifughi comuni agiscono solo contro i “vermi grandi” tralasciando i coccidi o “vermi piccoli” e la giardia, inoltre non è detto che una singola somministrazione sia utile ed efficace, non poche volte ci è capitato di dovere sverminare più volte.
          2. Eseguire un corretto protocollo vaccinale: per fornire un’ottima copertura anticorpale ,si è visto da studi recenti, che l’ultimo richiamo deve cadere nel quarto mese d’età. Per far si che questo si verifichi è necessario che la prima visita cada il 45°/50° giorno. I protocolli vaccinali ottimali sono quelli descritti sulle linee guida fornite dalla WSAVA ossia l’associazione mondiale dei veterinari dei piccoli animali.
          3. Una dieta adeguata: che sia casalinga o industriale, è necessario attenersi alle dosi indicate per specie, razza, sesso ed età. Quando facciamo riferimento alla dieta casalinga, non ci riferiamo a quella degli avanzi o alle ispirazioni che il “Canavacciuolo” che è dentro di noi vuol mettere a frutto ma a quella sapientemente formulata da un medico nutrizionista. Io stesso non saprei formulare una dieta adguata perchè non ho le competenze e non è il mio campo di applicazione. Ci appoggiamo a colleghi gastroenterologi e nutrizionisti che possono formulare diete casalinghe equilibrate e razionate. I danni fatti dalla somministrazione di una dieta errata si vedono dopo molti mesi o addirittura anni.
          4. Controlli ematobiochimici cadenzati di 6/12 mesi. Molte malattie si palesano da un punto di vista sintomatologico quando già 3/4 dell’organo non funziona più, gli esami del sangue ci permettono di diagnosticare queste patologie tempestivamente.
          5. Sterilizzazione prima del primo calore. A molti può sembrare precoce e un gesto egoistico ma è tutt’altro che questo. Gli studi confermano che sterilizzare prima del primo calore porta a 0 possibilità di far sviluppare tumori mammari in vecchiaia, sterilizzare tra il primo ed il secondo calore innalza la percentuale al 6%, lasciare passare il secondo calore innalza la percentuale al 25% ossia un cane su 4 avrà tumori mammari in vecchiaia. Siamo ancora sicuri che sia un gesto egoistico?
          6. Denti sempre puliti, non solo per estetica ma come forma di prevenzione. Il tartaro che si accumula sui denti è in stretto contatto con le gengive e dunque con il circolo ematico, quindi i batteri che si annidano nel tartaro possono percorrere, come in autostrada, il circolo sanguigno e avere come target il cuore, le articolazioni, il rene e dunque dare origine ad infezioni pericolosissime. Ricordate bene, gli alimenti umidi sporcano di più i denti.

           

          Jackie ha bisogno di un check-up? Devi prenotare una visita specialistica per il tuo cucciolo? Fulmine manifesta dei sintomi che ti preoccupano?

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            Il diabete mellito felino: cos’e’ e quali sono i campanelli d’allarme

             

            Il diabete mellito è una patologia endocrina molto diffusa nel gatto anziano, causata da una alterata produzione di insulina del pancreas endocrino.

            L’insulina è l’ormone che mantiene nella norma il livello di glucosio nel sangue; una sua mancata produzione dopo i pasti porta ad avere picchi di glucosio molto elevati nel sangue (iperglicemia).

             

            Quali sono i campanelli d’allarme?

            Il proprietario racconta che il gatto beve tanto e fa tanta pipì e lo nota perché la lettiera è più sporca e la ciotola si svuota prima del solito.

            Perché abbiamo questo segno clinico?

            In condizioni normali il sangue arriva nei reni per essere filtrato. Le sostanze da scartare vengono eliminate con le urine, mentre quelle buone vengono riassorbite dal rene e riportate nel sangue.

            Tra queste sostanze buone c’è appunto il glucosio, che deve sempre rientrare nei valori di riferimento e non deve nè aumentare nè diminuire (anche l’ipoglicemia può portare a severe conseguenze).

            In un gatto diabetico il sangue che arriva al rene è troppo ricco di glucosio. Il rene non riesce a riassorbirlo tutto e per questo lo elimina con le urine! Il glucosio aumenta il volume delle urine e le rende particolarmente dolci (per questo lo definiamo mellito, “come il miele”).

            Perdendo tanti liquidi il gatto berrà anche di più!

            Altri segni clinici sono l’aumentata assunzione di cibo e la perdita di peso, anche se i soggetti diabetici sono tendenzialmente obesi.

             

            Cosa posso fare per il mio gatto?

            Qualora il vostro gatto manifesti uno di questi sintomi è bene prenotare una visita dal veterinario, per poter eventualmente diagnosticare il diabete e, nel caso, escludere altre patologie quali l’ipertiroidismo e l’insufficienza renale.

            E’ buona norma fare dei controlli periodici di screening anche se non si manifestano questi sintomi, per poter effettuare anche delle diagnosi precoci ed evitare delle complicanze legate al diabete non diagnosticato quali le neuropatie e la chetoacidosi diabetica, che se non trattata tempestivamente può causare la morte del nostro animale.

            Le armi a nostra disposizione sono molteplici, il diabete diagnosticato può essere tenuto sotto controllo con i giusti farmaci e adeguati controlli periodici. Un ruolo fondamentale nella gestione del paziente diabetico è quello del proprietario che potrà misurare i livelli di glicemia del gatto da casa oltre che seguire una corretta gestione alimentare del paziente, poiché cibi ricchi di carboidrati e l’obesità possono aggravare la malattia.

             

            Pallino ha bisogno di un check-up? Devi prenotare una visita specialistica per il tuo cucciolo? Romeo manifesta dei sintomi che ti preoccupano?

            Noi di Clinica Veterinaria Lecce Sud siamo a disposizione per fare insieme un controllo di check-up, una visita di routine, una visita specialistica, visita di diagnostica per immagini, esami di laboratorio, visita di medicina di base, medicina specialistica e terapia del dolore, per i nostri amici a quattro zampe!

            Compila il form qui sotto per essere ricontattat@ entro breve!

             

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              Come funziona il ricovero veterinario?

               

              Chissà quante volte vi sarà capitato di dover ricoverare il vostro cane o gatto e chissà quante volte sarete stati assaliti dall’angoscia e da un triste senso di distacco misto a preoccupazione.

              Purtroppo capita a tutti, prima o poi, e noi medici della Clinica Veterinaria Lecce Sud vogliamo, con queste poche righe, informarvi e tranquillizzarvi illustrandovi il nostro lavoro a porte chiuse, quello che non è visibile in un primo momento, ma che prevede dedizione e professionalità mediche, il quale ci permette di curare i vostri compagni più fedeli, affinchè si possano alleviare le loro sofferenze, le vostre preoccupazioni e loro possano tornare presto tra gli affetti di casa.

               

               

              Quando è necessario il ricovero?

              Il ricovero si rende essenziale e necessario quando alla visita i pazienti si presentano anoressici, disidratati, quando ci sono alterazioni elettrolitiche importanti e ogni volta in cui sono previste terapie da somministrare per via endovenosa o per cui è impossibile limitare il movimento dei pazienti in casa (per esempio in seguito ad alcune fratture, ernie o in seguito ad interventi chirurgici per cui è necessario nei primi giorni a seguire, ai fini della guarigione, il riposo assoluto).

               

              Ogni mattina il dottore di turno nella degenza si preoccupa di effettuare le visite mediche dei pazienti, di somministrare le terapie, igienizzare i ricoveri, accompagnare loro in una passeggiata (ovviamente solo quando la deambulazione è possibile), fare fisioterapia, qualche bisognino e tante coccole.

               

               

              Visite mediche ed aggiornamenti delle cartelle cliniche

              Le visite mediche e gli aggiornamenti delle cartelle cliniche vengono effettuati tre volte al giorno.

              Per i pazienti che hanno invece bisogno di una terapia intensiva, il medico di turno sorveglia il paziente e modifica le terapie in base alla sua evoluzione clinica istante per istante, dopo un accurato consulto con tutti i medici che fanno parte dell’equipe.

               

              Vedere contenti voi e scodinzolare i nostri pazienti è il nostro unico obiettivo, per questo sono importanti la collaborazione e la vostra presenza durante l’orario preposto per le visite.

               

               

              Quando non è possibile visitare il proprio animale?

              Ci sono casi in cui purtroppo non è possibile visitare i vostri amici.

              Sembrerebbe quasi una scortesia o un atto di violenza nei vostri confronti, ma ci teniamo a ricordarvi che lavoriamo sempre mettendo al centro delle nostre attenzioni la salute del vostro migliore amico. Può succedere infatti che la gioia nell’incontrarvi, l’euforia e la voglia di abbracciarvi potrebbe minare l’operato medico che si sta svolgendo, come accade a volte in seguito a neurochirurgie (per esempio riduzioni di ernie in aree molto delicate, come nella zona cervicale, o in seguito a stabilizzazioni di colonna vertebrale o in seguito a chirurgie ortopediche per cui è previsto il riposo forzato e il contenimento).

              Qualora non fossero possibili le visite dei proprietari questi ultimi sono avvisati ogni giorno per mezzo telefonico e al termine delle visite.

              Ci teniamo a ricordarvi che il ricovero in alcuni casi è essenziale e indispensabile alla remissione da malattie.

               

              Per qualsiasi curiosità non esitate a contattarci allo 0832/1940219, saremo lieti di chiarire ogni dubbio.

               

              Fido ha bisogno di un check-up? Devi prenotare una visita specialistica per il tuo cucciolo? Romeo manifesta dei sintomi che ti preoccupano?

              Noi di Clinica Veterinaria Lecce Sud siamo a disposizione per fare insieme un controllo di check-up, una visita di routine, una visita specialistica, visita di diagnostica per immagini, esami di laboratorio, visita di medicina di base, medicina specialistica e terapia del dolore, per i nostri amici a quattro zampe!

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                Quali sono le patologie più frequenti nei cani?

                Ci sono dei segni clinici più frequenti che i nostri cani possono manifestare ad ogni età e che sono un campanello d’allarme per il proprietario, che preoccupato porta il cane in clinica per sapere cosa stia succedendo al suo amico a quattro zampe. Sono spesso la manifestazione di patologie complesse, che possono anche prevedere un ricovero e lunghe terapie.

                1. VOMITO E DIARREA

                Spesso i proprietari ci riferiscono che i loro animali hanno mangiato dell’erba e poi hanno vomitato, oppure che da qualche giorno le feci sono più morbide o totalmente liquide.

                Le cause sono le più diverse. Partiamo dal primo caso.

                Vomito e diarrea: le cause

                Il vomito, quando si manifesta improvvisamente, può essere legato all’ingestione di corpi estranei o a delle ostruzioni gastrointestinali. Quest’ultime sono molto comuni nei cani che hanno l’abitudine di rosicchiare pezzi di legno, oggetti, giocattoli o che per problemi comportamentali distruggono cuscini e tappeti del salotto (che magari state ancora pagando in comode rate). In cani di grossa taglia, molto voraci, può essere la conseguenza di una torsione gastrica, una patologia molto grave che merita sicuramente un articolo a parte.

                Ma le cause possono essere anche infettive, basti pensare alla parvovirosi, malattia molto comune nei cuccioli che è responsabile della gastroenterite emorragica; la profilassi nei confronti di questo virus fa parte delle vaccinazioni “core” consigliate dalle linee guida WSAVA.

                Gastrite acuta

                Quando il vomito si risolve in poche ore, dopo una terapia sintomatica, possiamo parlare di gastrite acuta. Spesso è la causa più frequente e consiste in un’infiammazione della mucosa gastrica dovuta all’ingestione di sostanze tossiche, di cibo scadente o non proprio adatto a lui (tipo l’insalata di riso o il pezzo di pizza che ha rubato la sera precedente).

                Pancreatite acuta

                Può essere anche la manifestazione di patologie a carico di organi diversi, come nel caso di una pancreatite acuta, durante la chetoacidosi diabetica, l’ipertiroidismo o in diversi problemi renali ed epatici.

                È quindi un segno clinico da non sottovalutare che se ignorato può portare a severi squilibri elettrolitici che richiedono un ricovero per una fluidoterapia ed una terapia medica appropriata.

                Altre patologie

                La diarrea è spesso associata al vomito e può essere la conseguenza di un’alimentazione sbagliata, di patologie a carico del pancreas, dei reni o può essere secondaria a neoplasie, quali i linfomi. Distinguiamo la diarrea da “intestino tenue” e da “intestino crasso”. La prima si caratterizza da feci voluminose, potrebbe essere associata a melena (sangue digerito nelle feci che conferisce un colore nero) e l’animale potrebbe dimagrire; la seconda è caratterizzata da feci chiare con muco, a volte non appaiono particolarmente voluminose poiché la frequenza della defecazione può essere elevata e può presentare del sangue vivo. Quest’ultimo viene notato subito dai proprietari ed è, comprensibilmente, motivo di spavento.

                Vomito e diarrea: due importanti campanelli d’allarme!

                Vomito e diarrea sono dei campanelli di allarme di patologie molto gravi e che se trascurati portano l’animale ad uno stato di forte disidratazione, di deficit elettrolitici e di abbattimento, oltre a danneggiare, a volte irrimediabilmente, gli organi interessati. In questi casi delle analisi del sangue e successivamente un’ecografia sono spesso necessarie, per poterci indirizzare verso la causa del problema il più velocemente possibile.

                1. ZOPPIE

                Il 20% delle visite che conduciamo si riferiscono alle zoppie.

                Molto spesso in anamnesi i proprietari ci raccontano che il cane, mentre giocava con la palla ha iniziato a zoppicare; oppure, al contrario, è solo sceso dal divano e ha iniziato a non poggiare più l’arto per terra; o ancora, improvvisamente Fido zoppica.

                Due diverse tipologie di zoppie

                Le zoppie non sono tutte uguali e la grande distinzione da fare è tra le zoppie a freddo e quelle a caldo. Le prime ci indirizzeranno su un problema articolare mentre le seconde su un problema muscolare.

                Per i problemi articolari l’infortunio più comune che porta a zoppia nei cani è la rottura del legamento crociato craniale, proprio come per i giocatori di calcio, la cui unica terapia è quella chirurgica.

                Altre cause di zoppie

                Altre cause di zoppia sono i traumi. Sembra strano, ma i traumi più frequenti si realizzano all’altezza delle falangi. Questo perché i cani poggiano completamente sulle dita dei quattro arti e spesso una frenata o una caduta possono infiammare i tessuti circostanti o creare microfratture più dolorose di quello che si possa credere.

                Da un punto di vista muscolare, gli infortuni prevedono strappi, contratture, infiammazioni.

                Cosa fare prima di venire dal veterinario?

                Un errore che i proprietari fanno spesso prima di portare il cane in clinica è di dare un antinfiammatorio prima della visita. Questo è controproducente perché maschera il dolore e non ci permettere di fare un’adeguata visita al cane.

                L’esame collaterale che più ci viene in aiuto in questi casi è la radiografia, che alcune volte ci ha permesso di scoprire cause ben più gravi come un tumore o un’infezione.

                1. PRURITO

                Il prurito si manifesta con un forte grattamento, un eccessivo leccamento o addirittura un mordicchiamento della cute fino a creare degli autotraumatismi.

                Quali sono le cause?

                Le cause possono essere diverse. Può essere legato ad infezioni batteriche o da malassezia. Oppure può essere legato ad un’allergia ambientale o alla presenza di ectoparassiti, quali le pulci.

                Quali parti del corpo possono interessare il prurito?

                Il prurito può interessare anche le orecchie e si manifesta con un grattamento di frequenza ed intensità elevate causato da acari, da un processo infiammatorio di origine batterica o da lieviti oppure può essere causato da un corpo estraneo. Quando la causa del prurito non viene indagata e il cane continua a grattarsi può causare una lesione chiamata otoematoma. In questi casi la cartilagine si separa dalla cute dell’orecchio e nello spazio che si crea si accumula del sangue che fa aumentare di volume l’orecchio che necessiterà di un piccolo intervento per drenare l’ematoma.

                Altri casi

                Altre volte il prurito è localizzato nella regione perianale, in seguito ad una lesione o ad un’irritazione cutanea. In questo caso, soprattutto nei cani a pelo lungo, lo stato infiammatorio associato alle secrezioni delle ghiandole perianali, alle feci e all’urina, crea un ambiente umido in cui i batteri possono proliferare causando prurito che porterà il cane a leccarsi e a mordersi con insistenza, andando a peggiorare la situazione; questo perché la saliva va a contribuire all’ambiente umido già presente nella zona e, inoltre, porta con sé una carica batterica elevata.

                 

                Fate attenzione a questi segni clinici, sicuramente molto comuni! Come potete vedere sono segnali di patologie molto diverse, che se non trattate in tempo possono peggiorare il quadro clinico del paziente e necessitare di cure più lunghe e a volte più invasive.

                 

                Ettore ha bisogno di un check-up? Devi prenotare una visita specialistica per il tuo cucciolo? Argo manifesta dei sintomi che ti preoccupano?

                Noi di Clinica Veterinaria Lecce Sud siamo a disposizione per fare insieme un controllo di check-up, una visita di routine, una visita specialistica, visita di diagnostica per immagini, esami di laboratorio, visita di medicina di base, medicina specialistica e terapia del dolore, per i nostri amici a quattro zampe!

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                  LA LEISHMANIA: che cos’è, quali sono i sintomi e come si cura

                  Questo articolo vuole trovare risposta ad alcuni interrogativi che ci vengono posti dai clienti nel momento in cui scopre che il proprio pet è affetto da leishmania.

                  Non ci soffermeremo molto nella trattazione della malattia in quanto tale, le info sono inflazionate ed ampissime in rete ma cercheremo di dare una trattazione diversa.

                   

                  La leishmaniosi è una malattia infettiva parassitaria, causata da un piccolo parassita per l’appunto, veicolato ossia trasmesso da un piccola “zanzara”, in realtà più simile ad un moscerino. La puntura del pappataceo (nome del moscerino) non dà origine sempre a malattia o sieropositività, molto dipende dallo stato immunitario dell’animale.

                  Quindi abbiamo 3 possibilità:
                  -animale sano
                  -animale infetto (siero positivo)
                  -animale malato.

                  Questo è il punto di partenza.

                  Una grandissima distinzione alla base del percorso diagnostico/terapeutico.

                   

                  Animale infetto/animale malato

                  Il paziente infetto è quell’individuo che è entrato in contatto con il parassita ma che grazie al suo sistema immunitario riesce a tenerlo a bada e a non sviluppare la malattia e quindi i sintomi. Rappresenta comunque un serbatoio della malattia ed è un paziente da tenere sotto controllo perche la sua situazione di equilibrio può mutare in seguito ad un crollo delle difese immunitarie.

                  Come si riconosce un paziente infetto?

                  Solitamente la diagnosi è un reperto occasionale o in seguito ad un controllo routinario perchè non affetto da sintomi.

                  Il modo più veloce per diagnosticarlo è sicuramente lo snap test in ambulatorio, faremo chiarezza sulle metodiche diagnostiche nel corso dell’articolo.

                  Animale malato

                  Il paziente malato è quel cane che è stato punto dal flebotomo infetto che ha trasmesso il parassita il quale non avendo incontrato un sistema immunitario competente si è insinuato nei vari organi dando luogo a sintomatologia.

                   

                  Tutti i pazienti sono uguali?

                  Ovviamente no e questo dipende dallo stadio della malattia, dal danno renale e se è una ricaduta o meno. Quindi per definire la gravità della malattia bisogna stadiare il paziente con indagini ematologiche, sierologiche e esami delle urine.

                   

                  SITNOMI

                  I sintomi sono vari e possono comparire singolarmente e sono:

                  • Sintomi cutanei con perdita del pelo con il caratteristico segno degli occhiali, seborrea, onicogrifosi (crescita delle unghie);
                  • Sintomi viscerali con vomito, diarrea, dimagramento, poliuria, polidipsia;
                  • Sintomi articolari con zoppia migrante, dolore e aumento in volume delle articolazioni;
                  • Sintomi neurologici con crisi epilettiche;

                   

                  Cosa possiamo fare per prevenire la malattia?

                  Come sempre la migliore arma è la prevenzione!

                  Noi suggeriamo uso di repellenti specifici o in fialette o spray, in commercio ne esistono di validi e ti esortiamo a chiedere consiglio al tuo veterinario come anche per la vaccinazione.

                  Ci sentiamo di consigliare il controllo ad ottobre, tramite visita e elettroforesi.

                  Mezzi diagnostici

                  L’elettroforesi

                  L’elettroforesi è un grafico della proteine plasmatiche che ci fornisce informazioni su stati infiammatori acuti o cronici e sulla presenza di una malattia infettiva. Non ci chiarisce da cosa è causato lo stato infiammatorio o quale agente eziologico responsabile della malattia infettiva ma ci mette in guardia solo sulla presenza di una malattia in atto.

                   

                  Thor ha bisogno di un check-up? Devi prenotare una visita specialistica per il tuo cucciolo? Charlie manifesta dei sintomi che ti preoccupano?

                  Noi di Clinica Veterinaria Lecce Sud siamo a disposizione per fare insieme un controllo di check-up, una visita di routine, una visita specialistica, visita di diagnostica per immagini, esami di laboratorio, visita di medicina di base, medicina specialistica e terapia del dolore, per i nostri amici a quattro zampe!

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                    Inviando questo form dichiaro di aver ricevuto, letto e compreso l’informativa ai sensi del regolamento UE 27/4/16, n.2016/679/UE (art.13) e presto il consenso al trattamento dei dati personali (obbligatorio). *

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                    Displasia dell’anca: diagnosi preventiva e trattamenti chirurgici

                    È di grandissima utilità riuscire a dimostrare precocemente la presenza della malattia, prima che il cane manifesti i segni clinici di displasia. La diagnosi precoce permette di intervenire in modo tempestivo, così da tentare di ridurre o arrestare l’espressione della malattia. La diagnosi precoce permette anche di selezionare i soggetti adatti per la riproduzione, prima che siano in età di produrre cuccioli.

                    Se la malattia viene individuata perché si osservano i sintomi, l’artrosi si è già instaurata e non è possibile evitare l’insorgenza o la progressione della displasia. Quindi è importante essere tempestivi. La diagnosi precoce può essere eseguita in qualsiasi momento dello sviluppo scheletrico, già a 14 settimane di età nei cani di taglia media e grande e a 18 settimane nei cani di taglia gigante si possono fare previsioni attendibili su quello che sarà l’evoluzione della malattia e intervenire. Il primo passo nella diagnosi è la visita clinica. Il veterinario deve eseguire una visita ortopedica accurata ed eseguire uno studio radiografico in anestesia generale del paziente per ridurre al minimo il dolore delle manovre e per posizionare correttamente l’animale così da ottenere una buona immagine e ridurre al minimo le radiografie necessarie per ottenere una diagnosi precisa.

                     

                    L’E.N.C.I. (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) ha regolamentato il controllo ufficiale della displasia dell’anca nelle varie razze adottando il protocollo internazionale della F.C.I. (Federazione Cinologica Internazionale). Il controllo ufficiale va eseguito quando il cane ha raggiunto la maturità scheletrica (12 mesi per la maggior parte delle razze e 18 mesi per le razze di taglia gigante); in base ai risultati dell’esame radiografico la displasia viene classificata in vari gradi. Tale valutazione viene emessa da veterinari lettori ufficiali accreditati dall’ENCI stesso. Poiché la displasia dell’anca tende ad evolvere con il tempo, la certificazione di esenzione o del suo grado può essere effettuata solo quando il cane ha completato il suo sviluppo scheletrico. La presenza della malattia, invece, può essere valutata in qualsiasi momento.

                     

                    I trattamenti chirurgici

                     

                    Sinfisiodesi pubica giovanile

                    Questo intervento viene eseguito nei cuccioli dai 3,5 mesi ai 5mesi (diagnosi preventiva). L’intervento è poco invasivo e breve. Permette di correggere la copertura dell’acetabolo sul femore producendo una rotazione assiale del degli acetaboli. Non tutti i cuccioli sono dei candidati per questo tipo di intervento chirurgico, la scelta è condizionata dai risultati dello studio radiografico.

                     

                    Tripla osteotomia pelvica

                    Questo intervento è indicato per i cani molto giovani (8-18 mesi), con displasia dell’anca ma senza presenza di artrite degenerativa. Questo intervento non è efficace se il cane ha già sviluppato artite/artosi o comunque è troppo vecchio. Questo è comunque un intervento che richiede un chirurgo ortopedico con vasta esperienza. Dopo l’intervento sono previsti 3 – 4 mesi di esercizio controllato, inoltre le camminate al guinzaglio non sono ammesse per 2 mesi, se non molto brevi solo per i bisogni.

                     

                    Ostectomia della testa del femore

                    Questo intervento è più indicato nei cani di piccola taglia. Si taglia e si asporta la testa del femore, permettendo all’articolazione di guarire come una pseudo giuntura (si forma una capsula che collega le due ossa, ma non avviene più un effettivo contatto osseo). Se l’anca non deve sopportare un peso corporeo troppo elevato, questa pseudo-articolazione è abbastanza forte da sostenere il tutto. Più il cane è attivo, più la giuntura si forma rapidamente. L’animale in genere rifiuta di usare la gamba per le prime 2 settimane, pertanto lo si deve forzare a farlo, ad esempio con la fisioterapia. Il pieno utilizzo della zampa operata si osserva in genere dopo 4-6 settimane. La zampa dovrebbe essere quasi completamente funzionante dopo un paio di mesi. Questo intervento chirurgico è in genere meno costoso di altre procedure.

                     

                    Protesi totale dell’anca

                    Questa procedura è adatta a cani che presentano modifiche degenerative dell’articolazione così gravi da essere invalidanti; è un intervento che può sembrare radicale, ma viene eseguito da 20 anni con ottimi risultati. L’intervento consiste nel sostituire l’intera articolazione con una protesi. Dopo l’intervento il cane deve restare a riposo per circa 3 mesi. Di solito, anche se entrambe le articolazioni hanno problemi, si procede con una zampa alla volta e spesso il cane recupera così bene tanto da non aver bisogno di fare l’intervento anche sul lato opposto.

                     

                    Consigli da seguire nei primi 60 giorni dalla chirurgia

                     

                    MOVIMENTO

                    L’animale dovrà essere tenuto sotto controllo. Consigliamo di confinare il nostro amico in una stanza quando non è sotto la supervisione del proprietario, facendo attenzione ai pavimenti scivolosi (si consiglia di utilizzare tappeti, moquettes), gradini, gradoni, scale, divani, poltrone; se invece vive all’aperto sarà necessario recintare una piccola area di giardino.

                    Sono preferite le passeggiate al guinzaglio corto da un minimo di due fino a cinque al giorno.

                    Non sono permesse ATTIVITA’ “ESPLOSIVE”!!! come saltare, correre e giocare con altri animali.

                    Le passeggiate devono necessariamente durare 5 minuti per la prima settimana per poi incrementare di circa un minuto al giorno ad ogni uscita. Questo ritmo porta a distanza di 30 giorni dall’intervento ad un’ottima attività fisica. Se il soggetto è molto esuberante è meglio fare una passeggiata in più piuttosto che rendere le uscite troppo lunghe o intense!

                    Il trentesimo giorno verrà eseguito il primo controllo ed eseguita una radiografia per valutare la formazione del callo osseo e dunque correggere, se necessario il protocollo riabilitativo.

                     

                    Dopo 40 giorni, se il controllo è stato positivo, potremo iniziare a fare delle salite, lentamente, lasciando tirare il cane,   ( meglio se con una pettorina), in modo che il peso sia concentrato sui posteriori e ci sia un lavoro di potenziamento. Poi, dopo i primi 60 giorni, si può inziare un lavoro con curve strette intorno ad alberi od ostacoli simili, per recuperare i muscoli adduttori e abduttori. Dopo 60 giorni verrà eseguito il secondo controllo radiografico che valuterà la guarigione dell’osso e il nostro amico potrà riprendere la sua attività fisica con moderazione.

                     

                    PROGRESSIVAMENTE, nel giro di un mese il cane potrà saltare e ritornare alla sua vita abituale. Dal terzo al quinto mese si potranno riprendere le attività sportive.

                     

                    LA FERITA

                    E’ sempre consigliato il collare elisabettiano per i primi 10 giorni, al termine dei quali verranno rimossi i punti di sutura.Il collare evita che l’animale si lecchi o mordicchi la ferita chirurgica. Ciò potrebbe determinare infezione o rimozione dei punti con esposizione dei tessuti più interni. Tutti i cani si abituano al collare!. La ferita non va disinfettata.

                     

                    IMPACCHI DI GHIACCIO

                    Il ghiaccio è un ottimo antinfiammatorio e il suo uso avrà il fine di ridurre l’eventuale edema infiammatorio post-chirurgico si consiglia di applicare del ghiaccio sull’articolazione interessata anche 2 o 3 volte al giorno per 10 minuti, proteggendo la cute con un panno ed utilizzando delle apposite borse di ghiaccio o buste di piselli surgelati in quanto sagomabili intorno all’arto.