Articolazioni dei cani: tutti i possibili disturbi

 

Quello delle patologie articolari è un capitolo vastissimo, al quale è difficilissimo cercare di dar una classificazione e una distinzione con unica connotazione.

In quest’articolo cercheremo di trattare le patologi più frequenti, quelle che rappresentato lo spauracchio per i proprietari dei cani.

 

Displasia

Tutti i proprietari di cani conoscono la displasia, almeno come malattia articolare, ma pochi ne conoscono le forme. Moltissimi sono spaventati solo dal termine, altri pensano che alcune razze hanno la displasia per default, altri ancora credono che la displasia sia una patologia che può interessare unicamente l’articolazione dell’anca.

Vediamo di fare chiarezza.

 

La displasia è una patologia articolare che ha inizio in giovane età, le cause sono multifattoriali e può interessare tutte le razze ma è significativamente più presente in razze grandi e giganti. Il termine displasia significa cambio di posizione o meglio alterata posizione e se immaginiamo 2 capi articolari, al pari di un cuscinetto meccanico, possiamo immaginare che le conseguenze saranno:

  • un cattivo funzionamento
  • un consumo alterato delle 2 superfici che vengono a contatto.

Questa patologia interessa tanto le anche quanto i gomiti ma anche altre articolazioni.

Abbiamo detto che la causa è multifattoriale e annoveriamo tra queste:

  • genetica
  • traumi
  • peso
  • stato metabolico.

 

Sintomi della displasia

I sintomi sono dati dal dolore scaturito dall’infiammazione, dalla mancanza di congruenza articolare e dunque dalle modificazioni strutturali dei capi articolari che porterà a zoppia da lieve a marcata.

Diagnosi della displasia

Il dolore non è per forza correlato al grado di displasia, molte volte la diagnosi di displasia è un reperto occasionale, quindi in assenza di dolore, ossia viene scoperta a seguito di indagini per altri problemi.

Il più delle volte ci viene chiesto il grado di displasia definendolo con una lettera (A, B, C, D), questo tipo di classificazione è solo accademica e trova giustificazione nella lettura ufficiale da riportare su pedigree. Noi crediamo sia più giusto definirla con termini più comprensibili al cliente e dunque parlare di displasia di grado moderato o grave.

 

Quando è giusto indagare un paziente?

La medicina sta evolvendo sempre più in chiave preventiva che curativa e noi ne facciamo un mantra, dunque il momento migliore per la diagnosi è tra i 4 e i 4mesi e mezzo. E’ necessario eseguire uno studio radiografico in sedazione. Questo ci da la possibilità di avere un quadro chiaro dell’evoluzione articolare e intervenire tempestivamente. Un tempo si consigliava di eseguire la radiografia a 6 mesi ma si è visto che troppo tardi ai fini preventivi.

 

Quali razze bisognerebbe controllare?

In realtà tutte le razze, compresi i meticci possono essere affetti anche se esistono delle razze più predisposte come: pastore tedesco, cane corso, mastini, boxer, labrador, Golden r, bovaro, setter, pastore maremmano, terranova, rottweiler.

E i piccoli cani?

 

Lussazione della rotula

Le piccole razze e i piccoli cani ci introducono ad un altra patologia articolare: la lussazione della rotula.

Capitolo molto affascinante delle patologie articolari tanto quanto complesso.

Negli ultimi anni si sono studiate molto le cause e le soluzioni ad un problema che affligge una percentuale altissima delle piccole razze come: Pincher, chihuahua, barboncini, maltesi, jack russel, ma anche le razze di media e grande taglia non ne sono esenti.

La lussazione può interessare sia il comparto mediale che quello laterale e possiamo definire 4 gradi:

  • 1° lussazione possibile dalla manualità dell’operatore ma rientra non appena si interrompe la pressione
  • 2°lussazione possibile in maniera spontanea in deambulazione ma recupera la posizione in maniera autonoma con l’estensione dell’arto
  • 3°la lussazione puo essere ridotta solo dalla manualità dell’operatore ma la tendenza è quella della persistenza a lussare
  • 4° impossibilità di ridurre la lussazione.

I segni clinici sono dati dalla zoppia intermittente, il cane sembra quasi che saltelli su un arto, sporadicamente, sino alla deformazione degli arti con camminata ad arti perennemente flessi.

Anche qui la diagnosi viene data da uno studio radiografico con l’intento di studiare la deformazione di femore e tibia. Un tempo la risoluzione, chirurgica, prevedeva sempre la forzatura della rotula a restare la in sede. Questo portava ad una percentuale di insuccessi molto alta e non risolvevano la possibilità della rottura del legamento crociato craniale.

Ora la risoluzione è data dall’allineamento degli arti con risoluzione totale del problema.

 

Rottura del legamento crociato craniale

E’ l’infortunio più frequente nel cane, al pari dei giocatori di calcio.

La causa è data dalla torsione del ginocchio che stira e mette sotto pressione esagerata i legamenti e porta a rottura. Il momento della rottura è dato da una derapata, un cambio repentino di direzione magari per inseguire un pallone o un gatto. Sicuramente un pavimento scivoloso può essere una concausa.

Nessun cane ne è esente anche se i cani di grossa mole sono piu predisposti.

Al momento della rottura il dolore è pungente ma momentaneo, porta alla zoppia assoluta per qualche giorno ma nel giro di una settimana circa il cane torna ad appoggiare anche se in punta. Quando il cane prova a sedersi tenderà a distendere di lato l’arto coinvolto, è un test che avvalora il sospetto del coinvolgimento del legamento crociato craniale, sit test positivo.

 

Diagnosi per la rottura del legamento crociato craniale

La diagnosi per questa patologia è di natura clinica e sono 2 i test da eseguire:

  • Il test di compressione tibiale o tibial trust
  • Il test del cassetto.

 

Lo studio radiografico serve solo a vedere i segni indiretti della rottura del legamento e a fornire dati utili per planning preoperatorio.

La terapia è solo chirurgica ed esistono 3 tipi di interventi:

  • La ricostruzione con filo sintetico
  • La TPLO
  • La TTA

La ricostruzione con filo sintetico trovava spazio sino a 20/30 anni fa ma le complicanze, date dalla rottura del filo, spingevano a riportare i pazienti nuovamente in chirurgia. Questo ha spinto gli studiosi a cercare altre soluzioni.

La TPLO è a nostro avviso la tecnica migliore, consiste nel modificare l’asse meccanico della tibia e quindi di neutralizzare la spinta della tibia cranialmente e dunque lo scivolamento del femore nel comparto caudale.

E’ una tecnica definitiva con pochissime complicanze, e rende impossibile la distinzione dell’arto operato rispetto a quello sano a guarigione avvenuta.

La TTA è una buona tecnica, più semplice rispetto alla TPLO ma con delle limitazioni, non può essere eseguita in tutti i casi, inoltre le complicanze sono maggiori rispetto alla TPLO. Anche questa tecnica prevede un’osteotomia e la variazione dell’equilibrio biomeccanico del ginocchio con l’applicazione di un Cage e una placca speciale.

Quale tecnica scegliere? Non esiste una tecnica migliore in assoluto ma solo un buon chirurgo con una buona affinità con le tecniche sopra descritte che è in grado di cucile su misura al paziente.

Le patologie trattate sono quelle più frequenti ma altre meritano quanto meno la menzione, tra queste abbiamo:

  • Poliartriti immunomediate (es leishmania)
  • Artriti settiche (da infezioni, da tartaro dentale)
  • Neoplasie

 

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